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LA VITAMINA C : FA I MIRACOLI NEL CANCRO


Siamo affezionati alla vitamina C, da sempre. Primo perché ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Linus Pauling e di coglierne l’entusiasmo, le capacità e la fermezza nelle sue idee, poi anche perché il mio babbo, che negli anni 50, lui radiologo, era stato uno dei primi in Italia a prendere anche la specializzazione in oncologia, a noi, allora bambini, somministrava quotidianamente una dose di vitamina C.

Per questo motivo traduciamo quest’articolo, che condividiamo, condendolo delle nostre osservazioni, sperando di fare cosa a voi gradita.

Ogni giorno, più di 1.600 persone muoiono prematuramente di cancro negli Stati Uniti. In tutto il mondo, si stima siano circa 20.000 persone a soccombere al cancro su base giornaliera. Ma mai fino ai nostri giorni, la guerra al cancro ingaggiata inizialmente da Richard Nixon negli anni ' 60 e la promessa di farmaci antitumorali mirati, hanno dato speranze.

Ahimè, hanno tutti fallito nel mantenere le attese e non hanno fatto nulla per migliorare i tassi di mortalità da cancro. A livello globale, sono stati spesi 91 miliardi di dollari nel 2013 per i trattamenti del cancro nel. Nel 2014, nessun farmaco per il cancro è stata approvato che costasse meno di $100.000 per un corso di terapia.

Eppure, nonostante i loro prezzi esorbitanti, essi offrono veramente poco in termini di sopravvivenza. L’Erlotinib cloridrato (Tarceva), per esempio, aumenta la sopravvivenza mediana dei pazienti con cancro del pancreas di soli 10 giorni.

Nel frattempo, ci sono terapie poco costose, non brevettabili, che sono disponibili e che potrebbero essere veramente la chiave per cambiare il gioco.

Una di queste terapie è la vitamina C ad alte dosi. Un’altra è la chetosi nutrizionale - e gruppi di oncologi in Turchia hanno presentato prove evidenti che la combinazione di queste due strategie ha la capacità di rendere molto più efficaci i protocolli convenzionali di chemioterapia, il che li rende incredibilmente efficaci e molto più sicuri da portare avanti.

La vitamina C migliora l'efficacia della chemioterapia e della radioterapia

La ricerca ha dimostrato che la vitamina C è selettivamente citotossica per le cellule tumorali se somministrata per via endovenosa (EV) o in forma liposomiale in dosi elevate. Il meccanismo che sta dietro la capacità della vitamina C di colpire selettivamente le cellule tumorali ha a che fare con la generazione di perossido d’idrogeno, quello che è più conosciuto come acqua ossigenata che è, in definitiva, ciò che uccide le cellule del cancro. [1]

I tessuti normali non sono danneggiati dagli alti livelli di perossido d’idrogeno generato, perché le cellule sane hanno diversi modi per rimuoverlo, impedendo così l'accumulo di livelli tossici. [2] Una delle vie primarie di rimozione è costituita dall'enzima catalasi, e le cellule con attività ridotta della catalasi — come le cellule tumorali — sono più inclini a morire a causa dell’eccesso di ROS (specie reattive all'ossigeno) e di radicali liberi secondari se esposte a quantità elevate di vitamina C. [3,4,5]

Studi recenti [6] mostrano anche che la somministrazione di dosi elevate di vitamina C in combinazione con chemioterapia e radioterapia migliora significativamente l'efficacia di questi trattamenti.

Le cellule tumorali hanno particelle di ferro instabile (noto anche come molecole di ferro redox attive), che le rende più vulnerabili al danno ossidativo causato da alte dosi di vitamina C.

Quando il ferro redox attivo reagisce con la vitamina C, sono generati il perossido di idrogeno ed i radicali liberi associati. Queste molecole danneggiano il DNA delle cellule tumorali e le indeboliscono, rendendole più vulnerabili agli effetti della chemio e delle radiazioni. Come viene osservato da uno dei co-autori dello studio, Garry Buettner, Ph.D.: [7] "Questa ricerca rivela una fragilità metabolica nelle cellule di cancro, che si basa sulla loro produzione di agenti ossidanti, che ci permette di utilizzare composti redox attivi e già esistenti, come la vitamina C, per sensibilizzare le cellule tumorali alla chemioterapia e alla radioterapia."

La vitamina C raddoppia la sopravvivenza dei pazienti con tumori cerebrali trattati con radioterapia

Per valutare la sicurezza di vitamina C, 11 pazienti con glioblastoma (un tipo altamente maligno e aggressivo di cancro al cervello) sono stati trattati con alte dosi di vitamina C endovena tre volte alla settimana per due mesi mentre erano sottoposti a radioterapia, seguite da due infusioni settimanali per altri sette mesi. Come è stato riportato anche su Time Magazine: [8] “Va segnalato come la metà delle persone nello studio erano ancora vive dopo quasi due anni. La sopravvivenza media di questa malattia è generalmente intorno ad un anno.

In uno studio separato progettato per ottenere un significato precoce dell’efficacia della vitamina C, i ricercatori hanno testato anche alte dosi di vitamina C in un gruppo di 14 persone con cancro del polmone non a piccole cellule. I dati sin qui in nostro possesso evidenziano come il 93 per cento delle persone che ricevono le infusioni di vitamina C risponde alla chemioterapia e alle radiazioni, rispetto al 40 per cento, che è la percentuale abituale.

Altro dato incoraggiante: oltre il 30 per cento delle persone trattate con la vitamina C ha mostrato anche segni di riduzione di dimensione dei loro tumori. Di solito, solo fra il 15 per cento e il 19 per cento delle persone che ricevono la chemioterapia e le radiazioni vedono i loro tumori diventare più piccoli."

Nella seconda fase della sperimentazione, i ricercatori studieranno gli effetti della vitamina C in pazienti con cancro polmonare al 4° stadio e altri cancri aggressivi.

Altri meccanismi per cui la vitamina C può beneficiare i pazienti con cancro.

A parte i meccanismi già accennati, la vitamina C è efficace sul cancro anche perché agisce riducendo l’infiammazione. [9,10,11]

Come regola generale, l'infiammazione cronica è sinonimo di elevato rischio di cancro, e la ricerca mostra come il trattamento con vitamina C endovena abbassi le citochine pro-infiammatorie e la proteina C reattiva, e che questi miglioramenti si correlino con una riduzione nelle dimensioni del tumore. Inoltre riduce anche il rischio di metastasi. Uno studio fatto dagli scienziati della Clinica Riordan (il successore di Linus Pauling e del suo lavoro sulla vitamina C) ha notato una risposta positiva nel 75 per cento dei pazienti.

Altri studi [12,13] fatti da ricercatori presso il Lewis Cantley del Weill Cornell Medicine a New York hanno evidenziato che alte dosi di vitamina C aiutano a uccidere ed eliminare le cellule di cancro colorettale con determinate mutazioni genetiche.

Altri studi [14] hanno mostrato come la vitamina C ad alte dosi possa contribuire a rallentare la crescita delle cellule del carcinoma della prostata, del pancreas, del fegato e del colon.

Gli studi sull’uomo indicano anche che la vitamina C endovena può contribuire a migliorare i sintomi associati con il cancro e il trattamento del cancro, quali affaticamento, nausea, vomito, dolore, perdita di appetito e, in genere, la qualità complessiva della vita.

Mentre gli studi di cui sopra e la maggior parte dei protocolli utilizzano vitamina C endovena, ci sono avvincenti studi di ricerca e prove aneddotiche cliniche a supporto dell'uso della vitamina C liposomiale o dell’ascorbato di potassio (che deriva dal legame fra vitamina C e bicarbonato di potassio). Possono essere quasi altrettanto efficaci, o addirittura più efficaci, della vitamina C endovena. È certamente molto più facile e meno costosa da somministrare. Personalmente riteniamo che la vitamina C liposomiale o l’ascorbato di potassio dovrebbero essere nell'armadietto delle medicine di tutti e nel kit di farmaci da portare in viaggio, in quanto alte dosi (ad esempio da 2 a 5 grammi ogni ora) possono eliminare la maggior parte delle infezioni.

La vitamina C e la chetosi nutrizionale sono una combinazione vincente

Ma si può fare di più… Mentre gli studi che vi abbiamo sin qui citato possono rappresentare la strada giusta, un centro di oncologia in Turchia ha fatto un passo ulteriore, dimostrando che la vitamina C in combinazione con la chetosi nutrizionale migliora l'efficacia della chemioterapia a tal punto che una dose minima può essere utilizzata anche per trattare i tumori più aggressivi e avanzati.

In cosa consiste la chetosi nutrizionale?

Questo regime alimentare simula ciò che avviene durante il digiuno. Consiste nel mantenere molto basso l’introito di carboidrati, eliminando tutte le fonti di glucosio. In questo modo il corpo entra in uno stato di chetosi, e sarà costretto a ricavare energia da altre fonti come lipidi (grassi) e proteine.

Nel caso delle cellule cancerose, si pensa che non siano in grado di fare questo shift metabolico come le cellule normali, per cui l’eliminazione degli zuccheri diventa punto focale per indebolirle e impedir loro di proliferare.

Se lo desiderate e siete in grado di seguirla, perché in inglese, potete guardare il video di una intervista del Dr. Abdul Kadir Slocum del Centro di Oncologia e ChemoThermia in Turchia su questa ricerca. Fareste bene a guardarlo ora, perché questa terapia metabolicamente supportata è veramente innovativa, offrendo la speranza dove in precedenza non ce n’era nessuna.

Per sintetizzare quanto viene detto: la chemioterapia metabolicamente supportata, comporta l'applicazione della chemioterapia con l’aggiunta di una varietà di interventi per migliorarne l’efficacia. Ciò include l'uso di vitamina C ad alte dosi, una dieta chetogenica, ipertermia, inibitori glicolitici e l'ossigenoterapia iperbarica, solo per citarne alcuni. Tutti i pazienti oncologici, presso questo centro, sono sottoposti a una dieta chetogenica, che crea stress metabolico nelle cellule tumorali. Poi, prima di somministrare la chemioterapia, il paziente si sottopone a un digiuno minimo di 14 ore (Slocum raccomanda il digiuno più a lungo possibile, ma un minimo di 14 ore è richiesto), che aumenta ulteriormente lo stress metabolico nelle cellule tumorali.

A questo punto, il paziente avrà in genere un livello di glucosio nel sangue di circa 80 milligrammi per decilitro (mg/dL). Si somministrano quindi inibitori glicolitici per inibire la via metabolica della glicolisi nelle cellule tumorali, che crea una quantità eccezionale di stress metabolico, poiché le cellule tumorali sono già completamente a digiuno di glucosio. Si somministra quindi insulina per abbassare i livelli di glucosio nel sangue a circa 50 o 60 mg/dL, inducendo una lieve ipoglicemia. A quel punto, quando le cellule tumorali sono stressate ed indebolite al massimo, si somministra il farmaco chemioterapico. Il vantaggio di quest’approccio metabolico è che può essere utilizzata efficacemente una dose molto più bassa di chemioterapia, riducendo così il rischio di effetti collaterali.

Nei giorni successivi alla chemioterapia, si applica la terapia mediante ipertermia e ossigeno iperbarico, più un’infusione giornaliera di un inibitore glicolitico con vitamina C ad alto dosaggio (50 grammi) e dimetilsolfossido (DMSO).

La chemioterapia metabolicamente supportata tratta con successo i cancri aggressivi

Due anni fa, il gruppo di oncologia di Slocum ha pubblicato uno studio, [15] in cui si segnalava una risposta completa per il cancro rettale di fase 3. Lo standard di cura per il cancro rettale, e la sola opzione curativa, è rappresentata dall’intervento chirurgico o dalla chemio-radioterapia seguita da chirurgia. In questo studio, essi hanno utilizzato la chemioterapia supportata metabolicamente, radioterapia e ipertermia. Nessun intervento chirurgico è stato necessario.

Il loro secondo studio, [16] pubblicato nel gennaio del 2016, era una casistica di 33 pazienti con cancro pancreatico di fase 3 e 4, uno dei tumori più aggressivi e letali noti. L’ottantuno per cento di questi pazienti presentava malattia allo stadio 4 all’inizio del trattamento, e molti di loro, inoltre, avevano metastasi del fegato su larga scala. L’attesa di vita tipica dei pazienti con cancro del pancreas allo stadio 4 è da sei a 10 mesi. La maggior parte dei soggetti con metastasi al fegato muoiono entro settimane o mesi.

Questo gruppo di ricerca oncologica li ha trattati con un protocollo convenzionale standard, usando la chemioterapia applicata in modo metabolicamente supportato (che comprendeva la dieta chetogenica, digiuno prima della somministrazione della chemioterapia, dosi elevate di vitamina C, oltre a ipertermia, ossigenoterapia iperbarica, integratori e inibitori della glicolisi).

Il tempo di sopravvivenza mediano atteso per il protocollo di chemioterapia convenzionale da solo è fra i sei e gli undici mesi, secondo il farmaco utilizzato. Ma se somministrata in combinazione con questi altri supporti metabolici, il tempo di sopravvivenza mediano si è elevato fino a 20 mesi, e oltre il 50 per cento dei pazienti sono ancora vivi oggi!

La chetosi nutrizionale sembra essere una componente chiave del trattamento efficace del cancro

Il mantenere una chetosi nutrizionale e il digiuno per un minimo di 14 ore prima del trattamento di chemioterapia sembra essere la chiave della elevata percentuale di successo raggiunto dal Centro di Oncologia e di ChemoThermia in pazienti con tumori allo stadio molto avanzato. Molti altri ricercatori hanno verificato la notevole capacità che una dieta chetogenica presenta nel prevenire e sopprimere il cancro, e quando si combinano con digiuno e alte dosi di vitamina C, si finisce per creare un ambiente molto ostile per le cellule tumorali.

La nutrizionista Miriam Kalamian sta inoltre sviluppando un corso di certificazione attraverso l'American College of Nutrition. Questa certificazione insegnerà a professionisti della salute certificati, principalmente nutrizionisti clinici ma anche medici, come implementare nella pratica la chetosi nutrizionale. Alla fine, ci aspettiamo che ci sarà un esercito virtuale di clinici disponibili per assistere i pazienti con questo tipo di protocollo. Speriamo che, a quel punto, finalmente cominceremo a vedere decrescere le statistiche della mortalità per cancro.

Un aspetto importante ma spesso trascurato della chetosi nutrizionale è il ciclo "abbondanza e carestia." Il che significa, in realtà non voglio rimanere in chetosi a tempo indeterminato. La vera magia accade realmente durante la fase di rialimentazione, per cui uno o due giorni alla settimana, consigliamo di aumentare l'assunzione di carboidrati e proteine, e quindi rientrare nuovamente nel ciclo di chetosi nutrizionale.

Il Centro Oncologico e di ChemoThermia utilizza questo tipo di alimentazione a cicli, anche se in condizioni ben più rigorose. Quando avete a che fare con un cancro di stadio avanzato, non è possibile interrompere la chetosi così spesso. Tuttavia, i giorni in cui i pazienti ricevono la chemioterapia, che è una volta ogni due o tre settimane, sono autorizzati a mangiare tanti carboidrati quanto vogliono.

Sappiamo che l’argomento cancro non è molto amato da chi ci legge, perché questa malattia è spesso vista come una maledizione e non come una “infiammazione cronica” come molte altre, che si può prevenire e curare e guarire. Ci sono molti elementi “sociali” che interferiscono con l’affrontare serenamente anche questa condizione.

Quello che abbiamo cercato di farvi capire, e non a caso abbiamo citato solo letteratura che fa riferimento a casi estremi e che, se mettiamo il nostro organismo nelle condizioni di non ammalarsi non lo fa, e, se già ammalato, quanto prima iniziamo un percorso di riequilibrio e di corretto approccio anche a una malattia importante, c’è sempre un itinerario corretto che la Medicina Funzionale può offrire, non in antitesi alla Medicina che si studia all’Università nei corsi di laurea, ma a complemento, andando oltre le linee guida consolidate e utilizzando le infinite conoscenze che già ci derivano dalla ricerca di base e clinica.

Buona salute!

Alfredo Saggioro, M.D.

Chiara Saggioro, D.Sci., Ph.D.

Per sapere di più

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